Soffro dunque siamo by Marco Rovelli

Soffro dunque siamo by Marco Rovelli

autore:Marco Rovelli
La lingua: ita
Format: epub
editore: Minimum Fax
pubblicato: 2023-01-20T12:55:29+00:00


Note

1. È dagli anni Ottanta che il disturbo da attacco di panico è stato registrato nel DSM. Gli elementi che nel DSM lo caratterizzano sono già presenti nella descrizione che Freud dà nella «nevrosi d’angoscia»: cionondimeno, nei linguaggi differenti i concetti non sono mai identici, e dunque il DAP va considerato come una categoria specifica recente, di origine psichiatrica.

2. Cfr Marco Focchi, Sintomi senza inconscio di un’epoca senza desiderio, cit., p. 82.

3. Sul legame tra l’integrazione sociale e il sintomo dell’attacco di panico si veda soprattutto, nella prospettiva della Gestalt, Gianni Francesetti, Attacchi di panico e postmodernità. La psicoterapia della Gestalt fra clinica e società, FrancoAngeli, Milano 2005 [e in particolare i saggi ivi contenuti: Michela Gecele, Gianni Francesetti, «La polis come ground e orizzonte della terapia» e Giovanni Salonia, «Cambiamenti sociali e disagi psichici. Gli attacchi di panico nella postmodernità»]. Nella stessa direzione, ma in una prospettiva lacaniana, vanno anche Franco Lolli (a cura di), Il tempo del panico, FrancoAngeli, Milano 2009; Roberto Pozzetti, Senza confini. Considerazioni psicoanalitiche sulle crisi di panico, FrancoAngeli, Milano 2007; Massimo Recalcati, L’uomo senza inconscio (cit.).

4. A questo proposito, mi pare interessante quel che Francesetti mi ha detto a proposito del «disturbo ossessivo compulsivo». I sintomi dell’ossessivo – che, scriveva Elvio Fachinelli in un magnifico libro, La freccia del tempo, «tendono a stabilire un tempo seriale, senza storia, una collezione infinita di ora» – hanno un significato che appare sempre di più «come una risposta a un vuoto sociale. È un intero mondo che manca. Come se i rituali che l’ossessivo mette in atto cercassero di riportare il mondo all’esistenza. Al fondo, c’è una enorme difficoltà a entrare in relazione. È come se i rituali fossero tentativi di rievocare il mondo invece che metterlo in ordine. Per gli ossessivi c’è un’assenza di mondo, una vacuità di fondo. È come se il mondo non esistesse, come se esistessero solo immagini del mondo e il mondo in quanto tale fosse tutto da costruire. Sono portatori di un grande peso, non tanto di trovare il proprio posto in un mondo che invade, ma di costruire il proprio posto in un’assenza di realtà, in una realtà labile, una realtà che è solo immagine, come la pipa di Magritte». Cfr Gianni Francesetti, Elisabeth Kerry-­Read e Bandín Vázquez, Obsessive-Compulsive Experiences: a Gestalt Therapy Perspective, Asociación Cultural Los Libros del CTP, 2019.

5. Sul retroterra psichico in cui può germinare la sintomatologia del panico, scrive Giovanni Salonia (direttore dell’Istituto di Gestalt in cui si è formato Gianni): «Si può ipotizzare che chi soffre di attacchi di panico non abbia ricevuto quel contenimento genitoriale sufficientemente buono necessario per reggere l’esperienza dell’apertura totale del sé. In effetti i bambini cresciuti in contesti sociali e familiari definiti narcisistici, nei quali la spinta all’autorealizzazione appare prioritaria rispetto a quella dell’appartenenza, risentono del dramma dei genitori dilaniati tra i legami nella famiglia e le occasioni di crescita nella polis. In un certo qual modo il senso di appartenenza che hanno dato ai figli è stato lacunoso e



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